Mhttk' blog

venerdì, luglio 25, 2003

..:: Vacanze e pioggia ::..

Credo che sia la prima volta nella mia esistenza che le vacanze estive rappresentino un problema da cui non riesco a uscire.

Sempre, in ogni caso, le vacanze hanno rappresentato, questo ovviamente vale per me, un intermezzo tra i due inverni. Dal venti di agosto fino al due o tre agosto dell'anno dopo. Il mio inverno � da molto lungo cos�.

Ho avuto la mia Ilo. Troia � finita e si parte ancora. Adesso la mia Odissea. Ma dove? Non c'� il ponte tra i due inverni. No. C'� un trampolino e avrei piacere a tuffarmi. Ma Penelope tesse e disfa? O solo Argo rimarr� ad abbaiarmi e a tenermi fuori di casa?

Ma che si fa? Le truppe, in giro, sono pronte all'arme. Messico. Pu� darsi. Oppure L.A.. Io voglio andare a L.A. dove dire "people are strange...", voglio le spiagge della california. Poi vorrei i Full Moon Party deliranti delle isole tailandesi, le tartarughe nell'acqua del Madagascar, i delfini del mediterraneo. Voglio vedere la "Whale Tale" che si rituffa in acqua tra gli oceani del freddo nord o anche al largo della Florida. Quelle code che si immergono in acqua le trovo meravigliose. Senza pari.

Vorrei vedere i resti delle antiche rovine in Birmania oppure salire i gradini fittissimi degli ziqqurat Atzechi (potrei aver fatto un po' di confusione qui).
Le statue mute e inspiegabili dell'isola di pasqua. I pinguini che saltano sui costoni del ghiacciaio o anche i buffi animali dell'Australia. La natura rigogliosa e potente della Nuova Zelanda.

Vorrei un tramonto rosso ed un'alba limpida. Sulla spiaggia colla brezza marina. Magari in compagnia, tenera, non maliziosa. Vorrei la frenesia orgiastica delle isole senza pudore, vorrei cantare agli inni folli della giovent�. Vorrei non ricordarmi il mio stesso nome, tra un brindisi ed il successivo. Vorrei sentire le corde pizzicate delle chitarre nell'Andalusia sempre allegra.

L'oceano che sbatte sulle scogliere, col sole tra le nubi lontane del Portogallo. L'oceano che canta la sua profondit� ergendosi dagli abissi per le piccole isole maldiviane o tra i caldi mari caraibici in cui la terra � una serra inestricabile di verde speranza.

Non voglio vedere neve, non voglio strade d'asfalto n� montagne cupe a far ombra al sole. Non voglio vedere i laghi che dolci e muti son solo bacini d'acqua. Non le campagne le cui colline son verdi sempre e nemmeno palazzi o grattaceli che mi ricordano la presunzione dell'uomo.

Vorrei camminare a piedi nudi, sentirmi qualcuno su questo strano, strano pianeta.

Ma tutti questi desideri ne stanno coprendo un'altro.
Allo stremo, eppure indomabile.


martedì, luglio 22, 2003

...::: Trasmissioni interrotte :::...

Capita. Ho in mente le cose e capita che le cose che ho in mente abbiano altro per la mente.

Le cose son persone e la mente comincia a delirare.

La domanda che mi pongo rimane. Attendere o agire?

Nel dubbio, per ora interrompo.

Rimane quanto di incredibile.
Son dottore, finalmente!
L'araldo � salvo, son titolato.

Ora qualcuno dice, te ne andrai in vacanza....
Bhe, non ho risposto ancora... vedremo, vedremo.

Qui non bolle qualcosa in pentola, bolle la pentola stessa!!!!

lunedì, luglio 14, 2003

Goooooooood Neeeeeeeeeews!!!!!

Bene, bene, bene.

Eccoci qui.
Dopo esser sprofondati nelle fasi topiche proprie di una tesi sperimentale, finalmente, la conclusione.

In anteprima mondiale, per la prima volta sul pianeta, e senza repliche, in tutta la sua casereccia realt�:




Venerd� 18 luglio 2003, ore 9:00

Matteo Bonin, per il piacere degli auditori e pel privilegio suo d'esser ascoltato,

presenter�, regista attore e coreografo, l'ultimo suo componimento:

184 pagine dal titolo Realizzazione e Caratterizzazione di Elettreti.

Componimento tragico in atti quattro.




Condensato in venti minuti di sperperio di parole.

Chissenefrega?
Good question!

Not really good!. Non vi ho detto dove.....
Quindi la domanda da porre �: dove?


(e se Luciano fosse in ascolto la metterei cos�:
Io alle nove me laureo. Chi c'�, c'�)





giovedì, luglio 10, 2003

Un giorno prima.

Manca l'ultimo voltar della clessidra.
Crono! Gira. E la sabbia scende.

Ma siam pronti! siam pronti!

Ecco qui. Alla fine il momento giunge. Domani il colloquio con la commissione di tesi, l'ultimo prima del Grand publique.

Bisogna proprio ammetterlo sono pi� stufo che soddisfatto. La tesi il tempo suo l'ha fatto ed � giunta la stagione dei frutti maturi. Presto la raccolta.

Come mi capita di dire, vedremo, signori, vedremo.

Il bersaglio delle mie ultime isterie, dei miei vaneggiamenti sono due personaggi che abitano le giornate di questo laboratorio.

Nell'ordine mentale li ho messi in un posto accanto a Cip e Ciop. Esattamente. I due scoiattoli di Walt Disney.

Cip e Ciop. Certo, a sentir loro si intendono pi� nei panni de "il Colonnello Travis" l'uno e "James Bond" l'altro. Ma questa mia sacrilega visione non sembra (almeno credo) preoccuparli pi� di tanto.

La loro tesi � su questioni di un alto livello tecnologico e ingegneristico, cose da fantascienza. A legger il titolo della tesi loro sembra che da un momento all'altro stia per atterrare l'astronave di Star Trek. Cose strane. Cose difficili. Mistero.

Problema americano, approccio casareccio. Le innovazioni tecnologiche della patria stelle e strisce vengono contrastate dal genio artistico delle loro missioni da Bricofer, il rigore minuzioso dei teoremi della scienza sono rieducati ad approcci colla sega ed il martello. Le teorie sono solo concetti bui e privi di appeal.

Non foss'altro per formule matematiche alte nove piani e coi riporti sulle radici quadrate.

Quindi almeno una formulona da campionato del mondo, loro, nella tesi, ce la mettono.

E' la fissazione di Cip.
Cip vuole fa' bella figura. Coi numeri.
Ciop no. Lui si fida della sua cantina, del suo garage e delle canzoncine del fronte. Quelle che si cantavano nella grande guerra. Lui si fida dell'ombrellone da mare per saltare dal terzo piano. Perch� quello lo sa, funziona.

Ogni tanto ci si saluta la sera coi propositi di far meno tardi il giorno avanti. Poi, invece, ci si rincontra sempre pi� presto. Pi� stanchi. Un po' pi� demoralizzati.

Ma l'umore, in media, � alto. I discorrimenti del pomeriggio durante i minuti di pausa sono sempre colti e di elevato livello. Ognuno contribuisce col suo. Credo che imparare qualcosa di nuovo sia una delle pi� interessanti esperienze che si possano incontrare. Ho a disposizione praticamente una enciclopedia vivente della storia regia e repubblicana dell'italia marziale, una infinit� di appunti sul cocktail giusto al minuto della giornata giusto e considerazioni, mai ovvie, prese da almeno tre angolature differente.

E' bello. Qui, in questo laboratorio, abitano tre individui.

Una decina di giorni fa, quando il mio morale s'era scavato la fossa da solo e non ne voleva sapere di venir indietro dal camposanto, Cip e Ciop comunque ci pensavano loro a tenere l'umore della truppa in condizioni dignitose.
E la truppa eravamo noi tre. In effetti null'altro che pazientar delle stranezze che procedevo a presentare dovevano. E lo fanno. Senza chiedere, senza dire.

Il morale qui dentro si difende come si difende la patria in tempo di guerra. Il morale � la nostra trincea.
W noi!

Loro, comunque, accettano.
Cip e Ciop hanno un albero pieno di noci e un sacco di noci, tutto sommato, debbo io loro.
Quindi l'inverno � salvo.

Ho preparato un discorso per domani. Ho quindici minuti.
A me ne bastano dodici.

Dodici minuti su quindici. Credo che chi mi conosce almeno un po' sa sicuramente che se mi dessero la possibilit� io userei sei ore per fare l'introduzione. Sei ore per entrare nel vivo e sei ore per concluderla, l'introduzione.
Gi�.

Questo terrore ce lo avevano tutti. Il professore, Cip e Ciop, e anch'io.
Ma no. Se mi si vuole tarpare le ali io missile mi faccio e volo pi� rapido e svelto.
E ci metto di meno. Solo dodici minuti.

E' una sorta di record mio personale.

Che voglio trattenere solo per me. Quindi oggi ho chiuso la porta del laboratorio, legato per bene alla sedia Cip e legato all'altra sedia Ciop. Due mandate alla serratura e ho ripetuto la mia presentazione almeno un paio di volte. Per ciascuno.

Esatto per ciascuno dei presenti. Due per me, due per Cip e due per Ciop.
Cos� non saranno state sei ore, ma cavolo, un paio d'ore di stronzate da dire ce l'ho avute oggi.

Il giorno che mi metter� a girare un film per la prima li chiamo.
Li voglio in prima fila, sulle poltrone d'onore. Coi nomi su un foglietto, sulla poltrona.

Cip e Ciop.

Fantastico. Non ho idea delle cose che possono aver subito con me lasciato a ruota libera. Senza mai dire basta. A un mio film sarebbero capaci pure di applaudire. Li voglio.
Tutto. Qui si decanta in latino, greco, inglese, italiano, italiano volgare, italiota e loro l�.
Quasi ce credono. (Lasciamo stare le sottili ironie che trapelano nei momenti di pausa)

Fantastico. Io sono il loro posto in paradiso. S�, � cos�.
Io sono qui proprio per loro.

Quando sar� il momento, credo proprio che il purgatorio se lo siano fatti con me e quindi, lass�, sconto coi fiocchi.

Incredibile.In tutto questo loro strazio, alla fine mi dovrebbero pure ringraziare.

Non c'� bisogno.
C'� ancora la terza presentazione. Avranno tempo per ringraziarmi a dovere.

A presto.

:)


mercoledì, luglio 09, 2003

..:: Lor's advice ::..

Amicus certus in re incerta cernitur.

Spendere una frase di Cicerone in condizioni quali io sono e per questioni magari marginali � sicuro eccesso.

Ed io eccedo.

Gi�, Lor, amicus mihi (un dativo etico si potr� usare?) ha una visione del mondo, delle persone, delle cose, della vita che � al diametro opposto della mia latidutine e della mia longitudine. Lui � la mia New Zealand mentale.

Sereno, rigoroso, preciso, razionale, savio.

Cose che a me, talvolta mancano del tutto.
Talvolta, appunto. Tutte le altre volte le ignoro per volont� innata.

Lor non eccede. Credo che non beva alcolici. Credo che non abbia mai fumato una sigaretta, nemmeno una canna. Non credo che abbia mai nemmeno osato di pi� di un vodka-lemon. Una volta sola, per�.

Io magari ad una serata un ''whisky on the rocks'' non me lo faccio mancare. Lui si incazza come un toro se manca la coca-cola o se il succo di frutta alla pesca � caldo.

Secco come pochi � in grado di svuotare un frigo delle sue ricchezze senza passare per le schifezze al cioccolato, burro e grassi vari.

Incredibile. Se lo raccontassi non ci si crederebbe nemmeno. Credo che non abbia nemmeno la TV a casa e se c'� sta in un qualche ripostiglio. S�, non gliene frega un cavolo, a lui, delle trasmissioni idiote.

C'� stato un periodo in cui riusciva a dormire otto ore al giorno in otto intervalli diversi della giornata. Dormo un'oretta. Puf, spariva. Un'ora dopo era in piedi. Operativo e riposato.

Credo proprio che mi faccia bene di tanto in tanto prestargli ascolto. Anzi di chiedergli qualcosa.
Cos� torno sul pianeta.

E mi rendo conto che il consiglio me lo da un ufo.
Un ufo. Perch� uno come lui, � difficile da trovare.
Proprio difficile.

E tipi cos� rari,
so' quelli veri.

D'altra parte lui fa quello che gli piace.
Io e molti altri ci limitiamo invece a fare quello che fanno tutti.

Sono sicuro per� che � un peccatore anche lui.
Infatti siamo amici.


martedì, luglio 08, 2003

Una nota per JimMomo

Caro mio esser linkati � una buona cosa.
Esser ben retribuiti di buone parole fa innegabile piacere.

Un solo piccolo appunto, caro JimMomo, ma proprio Kenny dovevei mettere?????????

Cavoli, quello muore sei volte a puntata!!!!!

Bhe, se non altro resuscita in continuazione..........

Ciao Mhttk

domenica, luglio 06, 2003

Orologi e cronometri da corsa

L'operazione � da sector o come diamine si scrive.
Il cronografo corre. La lancetta dei secondi deve esser passata da una velocit� di un giro al minuto a circa venti giri per minuto terrestre. Le ore si son trasformate in manciate di minuti.

Tempo. Nemico?

No. Il tempo � galantuomo, si dice. E' per tutti lo stesso.

Balle. Non tanto per me quanto per quella carretta del computer che ho qui, in laboratorio.
E' finita la legna, il computer ne aveva bisogno e s'� spento. Ok si chiamano venti minuti buttati...
Poi, ogni tanto, mi fa i dispetti. Si incazza e mi si autoresetta.

Vabb� dico io, se ha un caratteraccio pazienza. La cosa drammatica � che alla sua et� certi capricci dovrebbero esser del tutto finiti. Invece, che bisogna farci, le cose son cos�.

Spero di riuscire a finire entro stasera tutte le cose che dovevo portare a termine....

Vedremo, vedremo.
La curiosit� in questo momento � superiore alla disperazione.

Ma dopo, che succede?
Molte, molte cose son concluse, altre son sospese.

Ma tante, tantissime, saranno da incominciare.

Dateme 'sta laurea che c'ho da fa'!!!!!!!!!!!!!!!!!


sabato, luglio 05, 2003

Cambiamenti

Esattamente. Un guest-map-worldwide-book.

E me piace.
E ce lo metto.

:)

Due paragrafi

Mancano solo due paragrafi.
Solo due paragrafi.

Due paragrafi soltanto.
Tra due paragrafi ho finito di scrivere la tesi.

due....
.... troppo facile.
Troppo. Allora sai che dico?
Li faccio domani sera. Verso le dieci di sera.
Con la televisione accesa.
Con la radio a palla.
Con outlook in pieno fermento.

E magari mi porto pure una ballerina di flamenco sulla scrivania.
Col cane che abbaia e piscia per terra.
Poi, senn�, cazzo, � troppo facile, me ne sto seduto su una sedia a dondolo.

Oh.
Ora s� che la cosa � pi� difficile.
Senn�, scrivere una tesi, che sar� mai?

Mmmm.... spero solo di farcela a presentarmi luned� mattina alle otto con la tesi stampata nelle sue gloriose (stimo) duecentopagine.

:/


venerdì, luglio 04, 2003

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* Occhi Rossi
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Avevo le mani impiastricciate di policrbonato fuso, PVC e pasta di silicone. Un foglio d'alluminio mi ha graffiato un dito ed il bruciore � fastidiosissimo.
Poi, visto che stavo pulendo alcuni campioni mi imbevo le mani di alcol etilico. Ovviamente 90�.
Al che vado al bagno. Sapone, mi lavo le mani.
Alzo lo sguardo verso lo specchio.
Ho gli occhi tutti rossi.

E mi guardo meglio. Ho una faccia stanca. Annoiata. Delusa.
Da un sacco di cose.

Ma gli occhi rossi non sono un bel vedere.
E sono stanco alla quintessenza.
Tra un paio di settimane potrei essere dottore. (non medico ... )
Dott Mhttk. o Dott Matteo?

Ma tutta questa sofferenza sar� ripagata poi dalla soddisfazione del momento solenne oppure sar� solo l'ennesima prova sociale che ti insegna, ancora una volta, che il mondo ce la pu� fare benissimo anche senza di te?

Vedremo

(il mondo ce la far� pure, ma io non ce la faccio pi�)

A momenti migliori




giovedì, luglio 03, 2003

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* Allucinazioni
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Potr� pure sembrare una cosa infantile ma comincio a soffrire il buio. Anzi, la penombra.

Saranno un paio di settimane che se vedo qualcosa con la punta dell'occhio mi si gela il sangue. Rettili, serpi e topi dappertutto.

(anche vipere ;( )

Ora, la questione mi porta indietro di non troppi mesi. Mi ricordo di alcune altre questioni sempre allucinanti. Poi mi dico, se in effetti nelle allucinazioni ci si lascia un attimo andare, che sar� mai?

Il punto � che troppo di frequente mi devo ricondurre alla tanto agognata normalit�.
Quando per� si raggiunge ci si sente grigi. Oddio, io mi sento grigio. Molti, invece si sentono sicuri.

La certezza ora, non so che farmene. La certezza, non c'�.
Restituisco la cortesia, non ci sono nemmeno io.

Quindi rimane una ultima cosa da fare.
Veramente allucinante.

Affrontare la realt�.

"Clock is ticking
fast and faster....."


mercoledì, luglio 02, 2003

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* Le stanze.
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Sabato pomeriggio il caldo era insopportabile, torno a casa.
La delusione per fatti di cui non vale la pena di spendere inchiostro era tale che bandisco i miei programmi dal futuro presente e vado a casa di un mio amico.
Matteo.
Sarei stato in compagnia di Roberta, di Tommaso e della sorella di Barbara per quella sera.
La sorella di Barbara, che pure ha un nome, rimarr� comunque tale e cos� la chiamo per ricordarmi anche di Barbara la quale, in partenza per le terre sue, mi indica, come ispirazione, di recarmi alla villa, da Matteo.

La serata prometteva niente di pi� che un pizzico di compagnia, un lieve sollievo per la calura e un film, da vedere appresso, dopo cena. Una cena cucinata alla brace dalle pi� che magnifiche cuoche di eccezione che quella sera avevamo in nostra compagnia.

Il mio pi� grande cruccio per la serata rimaneva la mia mattina che, se potessi prendere una gomma e cancellarla, lo farei molto volentieri.
Cos� nelle ultime ore della sera, mentre mi dondolavo sull'amaca intrattenendomi con Tommaso sulle vicissitudini e sui rituali delle esperienze attorno al fuoco, dentro di me maturavo l'idea che quella sera sarei rimasto a dormire in quella casa, con gli altri e con il grosso cane nero dei padroni di casa a far da guardia nel podere tutt'attorno.

La villa dei due fratellini o, meglio, dove i fratellini adesso abitano � una bella casa di campagna su tre piani, una piscina ed un terreno attorno. Tetto in tegole rosse e una torre di mattoni di tufo che separa la geometria della casa dal di fuori ma che la collega molto proficuamente all'interno.

La cucina ha una porta sull'esterno dove il tavolo di l� a poco sarebbe stato imbandito per la cena. Io e Matteo andiamo a scegliere un nastro da far mangiare al vhs, con la macchina, verso un centro abitato. Matteo va, io gli sto solo appresso. Prendiamo il vhs, torniamo a casa e tutto � ormai pronto. Si cena.

Le donne, di origine non propriamente sudtirolese, preparano due belle insalatiere di ingredienti. I pomodorini, insalamoiati con olio, acqua sale ed aglio di l� a poco si sarebbero potuti traghettare dalla ciotola al palato grazie a fette di pane bruschettato. Nell'altro recipiente la carne galleggiava in un sughetto marroncino che dall'aspetto non lasciava alcuna possibilit� al reale. Segreti di cucina, segreti. La carne era buona, i pomodorini eccellenti. Donne.

L'ottima cena era in compagnia di un vinaccio di sesta categoria, un rosso per tutte le altre occasioni. Ma quello c'era e noi non abbiamo disdegnato. Con severa parsimonia ma tutti, mi sembra, un goccio l'abbiamo bevuto.

Fin qui tutto normale e la piscina continuava a riempirsi d'acqua. Tommaso si corica in una posizione ad alta attrattivit� digestiva. Io che avevo mangiato di gusto e che non volevo proprio digerire provavo un piacere singolare nel sentire il mio stomaco cos� pieno.
Mi sdraio con la testa a qualche centimetro da quella di Tommaso sul bordo della piscina, godendomi il fresco che delizioso sgorgava accompagnando l'acqua che riempiva la vasca.

Pian piano le forze vengono meno e ci si sposta sui divani, caldi, del salone. Il televisore ci aspettava. Dopo pochi minuti di nastro mi addormento e mi godo la compagnia per il solo semplice fatto di sapere che stava l�. Non russo, non soffio, non fischio. Dormo. Zitto e solo.

Pi� tardi mi indicano gli alloggi per la notte. Rubo il letto a Tommaso che quella sera aveva lidi in attesa, e stanco, praticamente ignudo mi stendo sulle lenzuola del letto, tra due cuscini, al centro del lettone. La mia posizione era sulla traiettoria di ogni possibile flusso d'aria, tra la finestra aperta e la porta, fermata da un pezzo di capitello la cui origine � nella capacit� di Tommaso di dire.

La notte copre con una blanda coperta i miei pensieri, che si spengono assieme agli occhi chiusi protesi ormai al sonno. Il sonno dei giusti.

La notte era caldissima, il vento non s'accennava a muovere l'aria e respirare era faticoso pure per le zanzare che, stufe dei tentativi di sfondare la zanzariera si diramano nella casa verso un sangue pi� dolce del mio, un dessert zuccherino e fresco in un'altra stanza, pi� avanti, dove dormiva, sola, la sorellina di Barbara.

Il cane latrava al mondo forse cercando risposte. Matteo, forte dell'autorit� del padrone urla e il cane tace. Bestia furba, quella, tace il tempo necessario affinch� tutti fossero nuovamente assenti e riprende, gagliardo, nel suo cantare canino.

Saranno state le quattro o forse le cinque. Il cancello si apre, un rumore di automobile, il cane scodinzola e miagola. Tommaso. Tommaso era di ritorno. Sale le scale entra dentro casa e, constatata l'invasione del letto suo, appende, come si appende un crocifisso al muro, il telefono, mi guarda. Risponde che in due, l�, avremmo fatto la schiuma e se ne va di sotto, a dormire. Invidio la sua capacit� di rispettare la sacra presenza degli ospiti.

Di l� ad un'ora mi sveglio, il caldo, la sete. Scendo. Tommaso era un gomitolo umano, invaso dagli insetti e strafatto di uno zampirone incautamente lasciato fumare nello spazioso salone, sul tavolino, di fronte al divano su cui stava riposando.
Vado al frigo, cerco un bicchiere e bevo acqua gelata. Il mio stomaco vuoto si ribella per un attimo, sudo freddo, tremo e risalgo le scale. Torno nel bagno che sembrava stato bombardato dagli inglesi durante l'assalto a Cassino. Mi rinfresco con un po' d'acqua e mi rimetto a dormire.

Non si chiude occhio. I pensieri che s'erano nascosti nel sonno erano pi� desti di me e infelici quanto forti mi rovinano il gentile canto che il cane s'era rimesso a gorgheggiare.

Alzo il collo, lo guardo da lontano. Shhhhhhh!
E lui, furbo, tace.

Poi, primo tra tutti, mi sveglio e scendo gi� di nuovo. Voglio uscire. L'erba. A piedi nudi sull'erba, in piscina, tra gli alberi. Ma non c'� chiave che apra le inferriate, nessuna in grado di liberare la catena dal lucchetto. Io, ero in trappola.

Fermo, statico ed immobile. Chiuso in una casa da cui non s'usciva.
Trovo infine la chiave per l'ingresso principale. Esco da l�.

Comunque da l�.

E' cos�. Se nelle prigioni non sei messo per tue azioni o per tue volont�, caro mio, ricorda, che dall'ingresso principale entri e dall'ingresso principale devi uscire.
Perch� non reo, non colpevole, libero, vatti a distendere al sole che sorge.
E goditi la vita.
Che quella ha sempre sorprese per te.

Anche se a volte sono solo punture d'insetto.

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* Mele amare
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Mele col bruco, quelle l� son quelle buone. Le mele lucide e belle, quelle perfette, son velenose.
Per�, dico, Biancaneve non ha mai detto a nessuno a parte del sonno.
Ma almeno, la mela, era buona?

martedì, luglio 01, 2003

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* Le stanze
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Mi sono assopito un attimo. Devono essere queste pillole che mi uccidono.
S�, le pillole della felicit�.

Ma questa stupida frase la usava Mr. Jones. O qualcuno con questo nome, il film, vecchio ormai, con Richard Gere.

E le mie invece sono pillole per la demenza.
Una demenza perch� ragion non vi sarebbe non vi sarebbe proprio.

Ieri sera mi ero ripromesso di finire il paragrafo. Ce l'ho fatta. L'ho finito.
Perch� ho ammazzato la fine.

Che fare, insistere dove non c'� luce o dove il buio � perpetuo?
Ovvio che no. Piano piano, come gocce sulla roccia, scaver� quell'intricato letto per le mie fatiche che, questo � nella mente del signore, avranno per cuscino un domani.

Basta considerazioni oziose.
Faccio un altro sforzo di memoria.

Auguri Mamma! (oggi � il suo compleanno)

E poi, avevo una consuetudine io, il marted�.
Una consuetudine che non dispera certo.
Stasera, una piccola storia.

Le stanze.