Mhttk' blog

venerdì, settembre 24, 2004

London City

Day one.

Insomma qui sono arrivato ieri sera, un freddo cane. Un freddo che un povero disgraziato di Roma non sa nemmeno dove mettere, una pioggerellina che nemmeno a farlo apposta puzza di Londra. Non lo so, non lo so proprio ma ho timore che di qui a poco il mio cappellino di lana nero con il pon pon presto diverrà abbigliamento ufficiale.

Non potrò girare coi sandali per un bel po'.

giovedì, settembre 23, 2004

Ciao Roma

Tra tre ore. L'aereo parte e se ne va.
Io lì salgo e vado via.

Via, via, via, via e poi via.

Ciao Roma.

martedì, settembre 21, 2004

Space, the final frontier.

These are the voyages of the starship Enterprise....
mmm... forse questa storia non inizia così e per giunta il titolo è fuori luogo.

TSF, la frontiera.

Ecco, suona meglio. Eh, sì, suona molto, ma molto meglio. Ma per comprendere di cosa si parla quello che bisogna fare è tornare indietro di sei mesi.

Sei mesi fa mi trovavo su quel tratto di raccordo che congiunge l'Ardeatina con l'autostrada per l'aereoporto e cercavo di rassettare la mente per dare un minimo di contegno ai pensieri. D'altra parte ero vestito come uno di quei personaggi americani della new economy con un maglione, una camicia e un paio di pantaloni. Non alla moda e neppure elegante. Insomma vestivo normale. I capelli invece grondavano dalla testa fino a protendersi in figure nell'aria, un po' ricci perchè è così che sono fatti e un po' disordinati perchè è così che sono invece fatto io.

L'appuntamento a cui mi stavo recando era in una delle zone più controverse ed estrose che la capitale possa annoverare nel tutto città.

Via della magliana nuova.
A leggere un nome così è facile pensare che sia stato dato a seguito del grandioso successo che ha avuto via della Magliana nella sua versione originale. Ma le cose non stanno affatto in questo modo. Dato il miracoloso quartiere che ne è venuto intorno, a via della Magliana, si è protesi ad un'altra considerazione, forse azzardata, ma più cauta della prima. Via della Magliana nuova nasce per chiudere un capitolo e aprirne uno nuovo, uno in grado di cancellare gli errori del passato, di riportare alla Magliana un raggio di luce persa nella nebbia. Anche in questo caso, però, l'ottimismo è fuorviante.
Forse ho una visione romantica del mondo ed i fatti mi smentiscono subito quando arrivo lì. La differenza tra via della Magliana vecchia e nuova è che la prima ha la via scritta nella lapide di marmo e quella nuova invece scritta sulla latta catarifrangente. Per il resto mi sembrano uguali.
Una cosa che invece mi sento di poter dire è che la release numero 3 della sopraccitata via dovrebbe chiamarsi "Via dalle Magliane". E così chiudo il capitolo con un'ironia da 100 lire.
Se tanto mi da tanto l'appuntamento non poteva essere da meno. Ma non è così.
Nella mitologia moderna americana siamo abituati a sentire di colossi come la Apple nata in un garage, di mega impianti come la Ford nata in un seminterrato, la Dell, la Microsoft e mezza Silicon Valley vengono tutte quante da un garage.
Nella mitologia d'avanguardia italiana le frontiere sperimentali per le aziende nascono nei cunicoli abusivi dei quartieri periferici, poi si spostano in palazzetti all'eur e dintorni, finiscono in centro e poi attorno al raccordo.In queste situazioni di fermento industrioso, di impicci e imbroji si celano e nascondono lavoratori che non conoscono orario di lavoro, che non conoscono fatica e che il lunedì sono già in ufficio.
Io andavo nel cunicolo abusivo a quattro passi dall'Eur. Una società di informatica.
Se il boss non ci ripensava all'ultimo momento, in qualche fiche di minuti puntati in quella mano di poker, sarei passato dal mondo dei creativi a spasso a quello dei consulenti in business.
Il mondo è così. Puoi fare tutto quello che ti pare, ma quando firmi, è un'altra cosa.la firma fu apposta su ogni foglio, il contratto era scritto a prova di lettura tanto era noioso e il compenso era molto più che accettabile. Io infatti passavo da budget di serie C2 a budget da serie A. Magari zona salvezza, ma porca miseria, avevo un budget.
Avere un budget non significa nulla ma non averlo significa passarsela male, così, firmato ogni scritto e stretta ogni mano ero in Planet. A via della Magliana nuova.

In fondo la Planet potrebbe essere come la Microsoft o come la Sun Microsystems ma su questo rientra quel concetto di budget che accennavo sopra. Fosse per Giampiero lui sarebbe già la Microsoft con una bella scritta CEO - Giampiero sulla porta in vetro e Andrea sarebbe non più Project Manager ma sarebbe come minimo Chief Engineer.
Fortuna mia la Planet non ha il budget perchè, ironia della sorte, più hanno il budget le società e più in basso si entra. Il mio ruolo sarebbe stato distante nove manager in linea retta nell'albero dell'azienda e molto probabilmente avrei formattato floppy da 3 pollici e mezzo per un sesto del mio nuovo budget.
In planet io ero a un Manager dal capo e, nonstante fossi l'ultima ruota della carovana, riuscivo a vedere lucidamente dove stesse andando la locomotiva.
In sede, alla Planet, si fumava.
Planet, day two.
Il mio primo giorno di lavoro non ho fatto un cavolo, il mio budget rimane a zero e così cercai di capire per cosa fossi stato assunto.Da un momento all'altro ero diventato esperto di Harvest e Perl, conoscevo il ruolo di sistemista e concetti come Change Management per il mio know-how erano come il burro sulle fette biscottate per i miei denti.

La questione si infittiva perchè di Perl io conoscevo due cose: la prima è che lo detestavo come linguaggio, e la seconda è che non ero mai riuscito a scrivere un programma più lungo di dieci righe che funzionasse. Certo non potevo dirlo ad Andrea che mi aveva spacciato a Giampiero come uno che ci prendeva su queste cose.
Rimaneva il fatto che Harvest era un oggetto misterioso e tutto il resto invece altro buio nella notte. Una persona onesta e seria si sarebbe chiusa a casa a studiare, a leggere manuali di Perl mentre sedeva al bagno, si sarebbe fatta la barba la mattina con le cassette registrate "lezioni di CM in 24 ore", avrebbe dissertato di Data Base e di Query la sera con il Cognac tra le mani e chissà cos'altro. Onesto io ci provo, ma serio era senza ombra di dubbio una qualità inessenziale per lavorare in Planet. Fabio ne era una riprova.
Fabio non me ne abbia a male se dico così. Io quando l'ho visto in Planet non sapevo se ridere oppure se ridere. Lo conoscevo dai tempi del Liceo. Lui era più grande, stava un paio di classi più in sù della mia, quando io stavo in IV lui stava in I e quando io stavo in primo lui stava in III.
Se fosse stato uno serio non l'avrei mai conosciuto e lui non avrebbe conosciuto me.
Sia chiaro, serio non significa bene e non serio non significa male. Serio significa pericolosamente noioso.
Il mio day-two io ero bello e rasato come un assassino, i capelli erano corti e minimi come vanno in planet. La giacca, la cravatta. La planet-fashion prevedeva questo.Nessuno lo pretendeva, ma i miei capelli e la barba da mezzo millimetro erano come una tromba in un concerto per violini.
Andrea finalmente mi porta alla mia meta. TSF. Tele sistemi ferroviari è racchiuso nell'acronimo trilettere e suona come un'azienda che fa le cose grosse e difficili.
Per arrivare a TSF bisogna attraversare Roma e si finisce a via di Portonaccio, un posto che nel confronto fa sembrare via della magliana come la via sacra del foro romano.All'arrivo in TSF ci appendono un tesserino al collo come si fa con le vacche al pascolo. Per entrare bisogna usare quello. Per uscire pure.
Finalmente vengo presentato a tutta l'entuorage con cui avrei dovuto lavorare. Nell'ordine Claudio, Donatella, Paolo e via dicendo.Io ero decisamente emozionato della cosa e volevo capire quanto avrebbe tenuto la mia copertura. Primo. Era il mio primo lavoro da dottor Matteo e non potevo fare figure. Secondo Andrea era mio amico e non potevo far fare figure manco a lui. Giampiero era il principale azionista del mio budget e non potevo far fare figure neppure a lui.Ero circondato dalla TSF-people mentre Andrea parlava con Claudio sui progetti, sulla progettazione, sulle giornate, sui ruoli, la politica aziendale e giravo attorno gli occhi per capire come era fatta la stanza.
Le ragnatele sul soffitto non dovevano essere qualcosa di messo lì a caso, erano un avvertimento, un monito. Le pareti bianche, senza quadri, figure o poster erano ingrigite dalla polvere e rigate dalle sedie che ci sbattevano contro mentre Donatella giocava al solitario e Claudio interrompeva i discorsi per rispondere a delle telefonate sul tennis.
Il peggio era passato. La giornata stava per finire e nessuno faceva domande.
Io ero salvo.