Mhttk' blog

mercoledì, luglio 02, 2003

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* Le stanze.
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Sabato pomeriggio il caldo era insopportabile, torno a casa.
La delusione per fatti di cui non vale la pena di spendere inchiostro era tale che bandisco i miei programmi dal futuro presente e vado a casa di un mio amico.
Matteo.
Sarei stato in compagnia di Roberta, di Tommaso e della sorella di Barbara per quella sera.
La sorella di Barbara, che pure ha un nome, rimarr� comunque tale e cos� la chiamo per ricordarmi anche di Barbara la quale, in partenza per le terre sue, mi indica, come ispirazione, di recarmi alla villa, da Matteo.

La serata prometteva niente di pi� che un pizzico di compagnia, un lieve sollievo per la calura e un film, da vedere appresso, dopo cena. Una cena cucinata alla brace dalle pi� che magnifiche cuoche di eccezione che quella sera avevamo in nostra compagnia.

Il mio pi� grande cruccio per la serata rimaneva la mia mattina che, se potessi prendere una gomma e cancellarla, lo farei molto volentieri.
Cos� nelle ultime ore della sera, mentre mi dondolavo sull'amaca intrattenendomi con Tommaso sulle vicissitudini e sui rituali delle esperienze attorno al fuoco, dentro di me maturavo l'idea che quella sera sarei rimasto a dormire in quella casa, con gli altri e con il grosso cane nero dei padroni di casa a far da guardia nel podere tutt'attorno.

La villa dei due fratellini o, meglio, dove i fratellini adesso abitano � una bella casa di campagna su tre piani, una piscina ed un terreno attorno. Tetto in tegole rosse e una torre di mattoni di tufo che separa la geometria della casa dal di fuori ma che la collega molto proficuamente all'interno.

La cucina ha una porta sull'esterno dove il tavolo di l� a poco sarebbe stato imbandito per la cena. Io e Matteo andiamo a scegliere un nastro da far mangiare al vhs, con la macchina, verso un centro abitato. Matteo va, io gli sto solo appresso. Prendiamo il vhs, torniamo a casa e tutto � ormai pronto. Si cena.

Le donne, di origine non propriamente sudtirolese, preparano due belle insalatiere di ingredienti. I pomodorini, insalamoiati con olio, acqua sale ed aglio di l� a poco si sarebbero potuti traghettare dalla ciotola al palato grazie a fette di pane bruschettato. Nell'altro recipiente la carne galleggiava in un sughetto marroncino che dall'aspetto non lasciava alcuna possibilit� al reale. Segreti di cucina, segreti. La carne era buona, i pomodorini eccellenti. Donne.

L'ottima cena era in compagnia di un vinaccio di sesta categoria, un rosso per tutte le altre occasioni. Ma quello c'era e noi non abbiamo disdegnato. Con severa parsimonia ma tutti, mi sembra, un goccio l'abbiamo bevuto.

Fin qui tutto normale e la piscina continuava a riempirsi d'acqua. Tommaso si corica in una posizione ad alta attrattivit� digestiva. Io che avevo mangiato di gusto e che non volevo proprio digerire provavo un piacere singolare nel sentire il mio stomaco cos� pieno.
Mi sdraio con la testa a qualche centimetro da quella di Tommaso sul bordo della piscina, godendomi il fresco che delizioso sgorgava accompagnando l'acqua che riempiva la vasca.

Pian piano le forze vengono meno e ci si sposta sui divani, caldi, del salone. Il televisore ci aspettava. Dopo pochi minuti di nastro mi addormento e mi godo la compagnia per il solo semplice fatto di sapere che stava l�. Non russo, non soffio, non fischio. Dormo. Zitto e solo.

Pi� tardi mi indicano gli alloggi per la notte. Rubo il letto a Tommaso che quella sera aveva lidi in attesa, e stanco, praticamente ignudo mi stendo sulle lenzuola del letto, tra due cuscini, al centro del lettone. La mia posizione era sulla traiettoria di ogni possibile flusso d'aria, tra la finestra aperta e la porta, fermata da un pezzo di capitello la cui origine � nella capacit� di Tommaso di dire.

La notte copre con una blanda coperta i miei pensieri, che si spengono assieme agli occhi chiusi protesi ormai al sonno. Il sonno dei giusti.

La notte era caldissima, il vento non s'accennava a muovere l'aria e respirare era faticoso pure per le zanzare che, stufe dei tentativi di sfondare la zanzariera si diramano nella casa verso un sangue pi� dolce del mio, un dessert zuccherino e fresco in un'altra stanza, pi� avanti, dove dormiva, sola, la sorellina di Barbara.

Il cane latrava al mondo forse cercando risposte. Matteo, forte dell'autorit� del padrone urla e il cane tace. Bestia furba, quella, tace il tempo necessario affinch� tutti fossero nuovamente assenti e riprende, gagliardo, nel suo cantare canino.

Saranno state le quattro o forse le cinque. Il cancello si apre, un rumore di automobile, il cane scodinzola e miagola. Tommaso. Tommaso era di ritorno. Sale le scale entra dentro casa e, constatata l'invasione del letto suo, appende, come si appende un crocifisso al muro, il telefono, mi guarda. Risponde che in due, l�, avremmo fatto la schiuma e se ne va di sotto, a dormire. Invidio la sua capacit� di rispettare la sacra presenza degli ospiti.

Di l� ad un'ora mi sveglio, il caldo, la sete. Scendo. Tommaso era un gomitolo umano, invaso dagli insetti e strafatto di uno zampirone incautamente lasciato fumare nello spazioso salone, sul tavolino, di fronte al divano su cui stava riposando.
Vado al frigo, cerco un bicchiere e bevo acqua gelata. Il mio stomaco vuoto si ribella per un attimo, sudo freddo, tremo e risalgo le scale. Torno nel bagno che sembrava stato bombardato dagli inglesi durante l'assalto a Cassino. Mi rinfresco con un po' d'acqua e mi rimetto a dormire.

Non si chiude occhio. I pensieri che s'erano nascosti nel sonno erano pi� desti di me e infelici quanto forti mi rovinano il gentile canto che il cane s'era rimesso a gorgheggiare.

Alzo il collo, lo guardo da lontano. Shhhhhhh!
E lui, furbo, tace.

Poi, primo tra tutti, mi sveglio e scendo gi� di nuovo. Voglio uscire. L'erba. A piedi nudi sull'erba, in piscina, tra gli alberi. Ma non c'� chiave che apra le inferriate, nessuna in grado di liberare la catena dal lucchetto. Io, ero in trappola.

Fermo, statico ed immobile. Chiuso in una casa da cui non s'usciva.
Trovo infine la chiave per l'ingresso principale. Esco da l�.

Comunque da l�.

E' cos�. Se nelle prigioni non sei messo per tue azioni o per tue volont�, caro mio, ricorda, che dall'ingresso principale entri e dall'ingresso principale devi uscire.
Perch� non reo, non colpevole, libero, vatti a distendere al sole che sorge.
E goditi la vita.
Che quella ha sempre sorprese per te.

Anche se a volte sono solo punture d'insetto.

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