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* Una dedica ad una amica lontana, che non sento ormai pi�
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Amica mia, come stai?
Sono anni che non ci si vede, non ci si sente, non ci si scrive.
Forse l'ultima volta e' stata con una tua cartolina, con il cavallo che era lo "sugar dealer". Ogni tanto mi e' capitato di incontrare tua sorella, poi, non ho visto piu' nemmeno lei.
Eppure ne sono successe di cose, tante, tante da far racconto infinito un secolo.
Delle cose che sono state dette, di quelle che sono state poi fatte.
Infine un fango, un fango da cui non si esce. Un pantano fatto di fanghiglia inerme e di sabbia, liquido e, in apparenza solido.
Mi sono giunte tue notizie di recente, ma nulla di quello che avevamo parlato, nulla di cui la memoria possa esser richiamata a congratularsi col destino.
Come stai?
Ti immagino ormai con famiglia o con una tua dignita' sociale. Intendo dire con un lavoro, uno di quelli che si pensava sarebbe stato bello se fosse stato fatto proprio da te.
Ma noi non parlavamo certo di lavoro. Nemmeno di studi.
Parlavamo. Per rilassarci parlavamo.
Ciao, cara mia, non ci incontriamo questa settimana, non posso.
Ma sai, c'e' un qualcosa che vorrei raccontarti.
Ma non qui. Altrove.
Forse un giorno, per caso ci incontreremo, e se ci riconosceremo, mi dirai che stai di fretta che hai tempo quasi solo per un caffe'.
E non importa. Io metto la zolletta di zucchero.
Tu gira.
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