..:: Signora, mi perdoni ::..
Credo che le regole debbano essere riscritte un po' daccapo. Ci sono dei momenti della vita in cui vacillano le convinzioni piu' radicate. Quando andiamo da McDonald, per esempio, non possiamo che mangiare con le mani, e nessuno si scandalizza. Non posiamo il tovagliolo sulle ginocchia e spezziamo il pane con le gengive in mostra. No. Ci prendiamo il pasto, scartiamo l'involucro, mangiamo con le mani strappando il pane coi denti. Alla fine del pasto passiamo la cartaccia bianca di McDonald come un panno da calzolaio sulla faccia.
E non esiste molta alternativa. L'etichetta, da McDonald, vacilla.
Ma e' e rimane un modus vivendi americano e come puo' essere un modo di fare di un popolo che ha come mito il vaccaro delle praterie? Un po' bifolco, magari efficace. Ma semplicemente bifolco.
Il punto non e' sul McDonald, no. Il punto nasce in quella specie di stanza in cui mi trovo a lavorare ora.
Ci sono tavoli da quattro, con le poltroncine rosse attorno. Entrando si sente il cuoio delle scarpe che sbatte sul linoleum, si vede la vetrata che illumina la stanza nonostante sia posta al lato nord dell'edificio. Sulla destra si vedono un paio di tonnellate di server e mainframe che blinkano a piu' non posso, che stanno li', neri e tanti a farsi compagnia. Separati da noialtri da una vetrata, delle colonne e da qualche ettolitro di aria condizionata.
Io ho il mio posto, anzi, io occupo il posto della multinazionale per la quale lavoro e di fronte a me c'e' un guazzabuglio di persone che sembra una sorta di joint-venture di sistemisti, analisti, tuttofare, project-manager, team-analyst e cazzari divisi nelle classiche gerarchie aziendali. Qualcuno, di tanto in tanto, puzza di capo.
E' cose' che di fronte a me, oltre gli schermi dei miei portatili, oltre gli schermi dei loro portatili sono soliti sedersi due personaggi. E tra noi, non ci diciamo nulla. Mai.
In quella stanza suonano telefonini con le megasuonerie e i vari personaggi rispondono ai telefonini piu' disparati. Videogiochi-telefonini, palmari telefonini, telefonini con l'auricolare senza filo, coll'auricolare stereo e quelli che si illuminano. Poi rispondono tutti urlando. All'ora del te' quel posto e' una bolgia.
Io che prima avevo un solo telefono, ora mi sono adattato. Ne ho due. E con uno ci parlo in video-conferenza. Mi adatto.
Insomma, oggi m'ero proprio innervosito. La suoneria del telefonino della signora che mi stava seduta di fronte le squillava a tutto spiano, vibrando e emanando raggi beta per ogni direzione cardinale mentre le era appeso al collo. E suonava come un campanaccio per le vacche, e lei rispondeva in un accento tra il sardo e il calabrese. Lascio intendere sul bel suono che usciva da questa sinfonia.
Volevo chiedere di abbassare un po' il tono della voce.
mmm... come chiamarla. Dottoressa? Gia' che la tipa mi sembra il chief in charge dottoressa mi sembra azzeccato. Eh, si'. Rispettoso, distante e nel contempo educato.
Poi penso che potrei chiamarla con una voce pacata Signora che e' molto, ma molto piu' bello di dottoressa. Signora e' la quintessenza del rispetto. Signora e' una donna dotata della grazia dell'essere superiore, dotata di modi e di movimenti che sfuggono alle rozze leggi dell'uomo. Signora e' l'ultimo gradino, oltre il quale non ci si puo' spingere.
Mi ci e' voluto un po' ma in questo caso signora, detto con rispetto e serenita' sarebbe stato decisamente la cosa piu' educata e conveniente da fare.
Risuona il telefono.
Risuona ancora una volta.
Risponde.
Pronto?, dice.
La guardo, con gli occhi gentili e mi veniva in mente solo:
"Aoh! Shhhhh!"
Non ce l'ho fatta.
Signora non se lo meritava proprio.