Mhttk' blog

venerdì, aprile 30, 2004

..:: Signora, mi perdoni ::..

Credo che le regole debbano essere riscritte un po' daccapo. Ci sono dei momenti della vita in cui vacillano le convinzioni piu' radicate. Quando andiamo da McDonald, per esempio, non possiamo che mangiare con le mani, e nessuno si scandalizza. Non posiamo il tovagliolo sulle ginocchia e spezziamo il pane con le gengive in mostra. No. Ci prendiamo il pasto, scartiamo l'involucro, mangiamo con le mani strappando il pane coi denti. Alla fine del pasto passiamo la cartaccia bianca di McDonald come un panno da calzolaio sulla faccia.

E non esiste molta alternativa. L'etichetta, da McDonald, vacilla.

Ma e' e rimane un modus vivendi americano e come puo' essere un modo di fare di un popolo che ha come mito il vaccaro delle praterie? Un po' bifolco, magari efficace. Ma semplicemente bifolco.

Il punto non e' sul McDonald, no. Il punto nasce in quella specie di stanza in cui mi trovo a lavorare ora.
Ci sono tavoli da quattro, con le poltroncine rosse attorno. Entrando si sente il cuoio delle scarpe che sbatte sul linoleum, si vede la vetrata che illumina la stanza nonostante sia posta al lato nord dell'edificio. Sulla destra si vedono un paio di tonnellate di server e mainframe che blinkano a piu' non posso, che stanno li', neri e tanti a farsi compagnia. Separati da noialtri da una vetrata, delle colonne e da qualche ettolitro di aria condizionata.

Io ho il mio posto, anzi, io occupo il posto della multinazionale per la quale lavoro e di fronte a me c'e' un guazzabuglio di persone che sembra una sorta di joint-venture di sistemisti, analisti, tuttofare, project-manager, team-analyst e cazzari divisi nelle classiche gerarchie aziendali. Qualcuno, di tanto in tanto, puzza di capo.

E' cose' che di fronte a me, oltre gli schermi dei miei portatili, oltre gli schermi dei loro portatili sono soliti sedersi due personaggi. E tra noi, non ci diciamo nulla. Mai.

In quella stanza suonano telefonini con le megasuonerie e i vari personaggi rispondono ai telefonini piu' disparati. Videogiochi-telefonini, palmari telefonini, telefonini con l'auricolare senza filo, coll'auricolare stereo e quelli che si illuminano. Poi rispondono tutti urlando. All'ora del te' quel posto e' una bolgia.

Io che prima avevo un solo telefono, ora mi sono adattato. Ne ho due. E con uno ci parlo in video-conferenza. Mi adatto.

Insomma, oggi m'ero proprio innervosito. La suoneria del telefonino della signora che mi stava seduta di fronte le squillava a tutto spiano, vibrando e emanando raggi beta per ogni direzione cardinale mentre le era appeso al collo. E suonava come un campanaccio per le vacche, e lei rispondeva in un accento tra il sardo e il calabrese. Lascio intendere sul bel suono che usciva da questa sinfonia.

Volevo chiedere di abbassare un po' il tono della voce.

mmm... come chiamarla. Dottoressa? Gia' che la tipa mi sembra il chief in charge dottoressa mi sembra azzeccato. Eh, si'. Rispettoso, distante e nel contempo educato.

Poi penso che potrei chiamarla con una voce pacata Signora che e' molto, ma molto piu' bello di dottoressa. Signora e' la quintessenza del rispetto. Signora e' una donna dotata della grazia dell'essere superiore, dotata di modi e di movimenti che sfuggono alle rozze leggi dell'uomo. Signora e' l'ultimo gradino, oltre il quale non ci si puo' spingere.

Mi ci e' voluto un po' ma in questo caso signora, detto con rispetto e serenita' sarebbe stato decisamente la cosa piu' educata e conveniente da fare.

Risuona il telefono.
Risuona ancora una volta.
Risponde.

Pronto?, dice.

La guardo, con gli occhi gentili e mi veniva in mente solo:

"Aoh! Shhhhh!"

Non ce l'ho fatta.
Signora non se lo meritava proprio.

domenica, aprile 25, 2004

..:: Come non detto ::..

Io m'ero quasi convinto che a met� aprile la primavera fosse in grado d'esprimersi. Mi ero quasi convinto perch� il tempo cominciava a dare segni di fiducia in se stesso.

M'ero cos� convinto che ieri sera sono pure uscito con una giacchetta leggera, primaverile. M'ero proprio convinto.

E siccome la convinzione ostinata � un privilegio dei soli imbecilli, ho capito che oggi, volgarissima giornata d'autunno, la tosse me la merito proprio tutta.

domenica, aprile 18, 2004

..:: Agli amici miei che sono oltralpe ::..

Smetteva di piovere in quella maniera assurda, senza preavviso, senza nessun tipo di segno. Smetteva e basta.
Quando finiva la pioggia, giacch� zuppi, potevamo consolarci sentendo il buon odore dell'aria pulita, potevamo sentire il terriccio contaminato d'acqua dolce che respirava. I lombrichi erano ormai tutti quanti sul prato ed il cessare della pioggia richiamava i pennuti di tutte le taglie e di tutte le forme.
Una forma di fortuna ci aiutava a non spaventare i rari upupa che ancora se ne volavano in giro mentre i merli neri, col becco arancione, riuscivano a cavar dal terreno il sostentamento mai copioso per le ore avvenire.

Mentre pioveva tutto era rimandato, tutto era sospeso. Bisognava che smettesse prima di pronunciarsi su qualsiasi cosa. Quando invece smetteva, beh, era difficile prevedere cosa sarebbe stato. Nella monotonia ciclica degli eventi che governano il mondo, nella matematica della storia che si ripete, purtuttavia, un'eccezione si presenta di continuo, come se la regola fosse proprio questa.

E quando la natura detta le regole sue non obbedirvi sarebbe oltre che sciocco anche inutile, perch�, lo sappiamo, la natura governa se stessa e padroni non ne ha in disegno di conoscere.

Il cielo schiarisce il verde delle colline ed in primavera si vantano nei loro bei dossi dolci di qualche fiorellino giallo sparso qui e l�. Qualche farfalla osa di pi� delle altre che ancora sono avvolte nel bozzolo e gi� vola nell'aria prematura e si mischia con gli altri insetti, quelli pi� impazienti. I rami degli alberi cominciano a trasformare le gemme in foglie e in timidi fiori pur sapendo che ora non � certo il momento, e che uscir ora nel mondo significher� di qui a poco, cessar la vita.

Ma la primavera attira il creato come le dolci note di un flauto sanno incantare i bambini, cos� anche i bruchi s'affrettano a metter le ali, qualche roditore esce dalla tana pronto, e fresco per il sapore dell'aria pulita, non fredda, di primavera. E' cos� che incomincia da queste parti qui.

Il mio occhio vede di giorno in giorno crescere il disordinato albero piantato affronte la finestra. Incessantemente riprende a costruire le foglie dimenticate l'inverno scorso, una alla volta, ciascuna pi� verde di prima, coi piccoli fiorellini, se pu�. I rami sono pi� grandi dell'anno scorso, sono pi� robusti, stanno crescendo. E gi� immagino come sar� di qui a qualche settimana, coperto dalla sua splendida chioma, ostello di un cinguettio continuo di pettirossi viandanti, di rondinelle che si riposano. Gi� mi immagino il rientro delle civette alle cinque del mattino che danno il cambio al petulante cantericchio dei piccoli uccellini.

Gi� mi immagino che sar� in questa maniera. Sta smettendo di piovere, i raggi di sole cadono sulla terra e qui vi faranno dimora portando co s� un po' di caldo per l'estate che arriver�. Ed il lavorio comincia per i ragni che tesseranno tele non pi� piccole, nascoste e riparate, ma grandi come se volessero catturare in un colpo solo un intero stormo di cicogne. Ci saranno quei buffi insetti che si portano appresso palle pi� grandi di loro, le file di formiche e le falene e i canti dei grilli la notte. Le vigne si riempiranno di apette non appena i fiori della vite sapranno ricordare all'aria il loro breve profumo. I fili d'erba cresceranno rigidi e dritti fino che non si piegheranno sotto il loro stesso peso.

E tutto questo perch� ha smesso di piovere.
Credo che anche quest'anno avremo una primavera.

Scopriremo poi quali saranno le sorprese che la natura ha in serbo per noi altri quest'anno.

venerdì, aprile 16, 2004

..:: Curiosi questi signori ::..

Qualche malalingua dovr� risentirsi non poco. Io mi alzo la mattina alle sette, da un po' di tempo a questa parte. Mi alzo, spengo la sveglia, mi alzo alle sette e trenta, spengo la seconda sveglia e mi alzo in tutto comodo alle sette e cinquantanove in punto.

Questo da un po'.

Cos� non ho perso la consuetudine ad uscire di casa come se fossi l'ultimo pompiere della terra a dover spegnere i roghi estivi. Di corsissima.

Ma la cosa curiosa � che non faccio a tempo ad ingoiare il caff� che sono in macchina, in mezzo alle altre macchine, sono in viaggio perch� viagger�, sono in viaggio perch� mi sento di viaggiare ed incontro di prima mattina facce stanche stufe ed annoiate.

Le macchine che incrocio sono molto pi� soddisfacenti dei bollettini del traffico, infatti i passeggeri sono proprio curiosi. Si ingrinzano, s'ammuffano e si accatastano con facce noiose per le file di auto al semaforo. S'incazzano se il semaforo � rosso e si incazzano se quando il semaforo � verde non corrono tutti come in formula uno.

Si incazzano sempre, costoro.
Poi quando scendono dalla macchina si calmano.

Evidentemente la cosa che fa incazzare � andare a lavorare, non lavorare.

Gi�, quando si lavora si viene pagati, quando si va a lavorare no.
Forse i soldi non danno la felicit�, ma almeno fanno passare le incazzature.

giovedì, aprile 15, 2004

..:: Qui Qualche Quaresima, Quindi... ::...

So' proprio forte coi titoli.
Insomma alla fine ho dovuto rimandare tutto.
Avevo mezze in caldo le quattro fregnacce di storie che m'ero occupato a scrivere nei mesi addietro, avevo tutto pronto, caldo caldo, appunto.

Ma a forza de scard� me se so' bruciate le patate.

Ora, che non ho neppure il tempo di tirare il fiato, mi piacerebbe dedicarmi un po' a questo dimenticatoio, che nacque come esperimento, che prosegu� come oltraggio al buon gusto e che sta morendo perch� mi piacerebbe tanto scriverci s� qualcosa.

D'altro canto io mica sono Jimmomo che aggiorna il suo Blog dodici volte al giorno. Io bene che andr� potr� aggiornarlo dodici volte all'anno. E non accadr� una volta al mese, come un qualunque annoiato telespettatore ha gi� pensato in maniera qualunque, ma 48 volte tutte insieme tra quattro anni. O tra quattro giorni.

E poi, dico, varr� la pena aspettare 4 anni per un titolo con quattro Q!
A questo Jimmomo non c'era ancora arrivato.

:)