..:: Ancora una notte. Bangkok ::..
Ancora una. Sono in uno stato di confusa agitazione postbirra. Nessun eccesso, sia chiaro, ma, come dire, l'eta'.
Stanotte e' ad una notte dalla partenza. Sono stanco, sono le tre del mattino e divido la stanza in una bettola, frequentata da israeliani al 90 per cento, con un israeliano. Ho cenato in solitudine, stasera. Un pasto abbondante e breve. Squid, shrimps e few rice. Per dirla alla "international".
Sulla strada che divideva la cena dal sonno incontro un tipo che avevo conosciuto qualche giorno fa. Israeliano, manco a dirlo. Ci incontriamo, salutiamo e ci dirigiamo per una ulteriore, mai sufficiente, birra. Alla quale ne segue un'altra. E poi altre ancora. Tante quante non sono piu' in grado di contare.
Fortuna che conto massimo fino a cinque e che le tariffe di internet sono veramente uno straccio da queste parti. Cosi', allegro e giulivo, mi appunto qualche riga.
Bangkok. Che posto. Si sente l'odore del pollo fritto per strada mentre si scorrono le vetrine al sesto piano di un "mall" che farebbe impallidire gli amici americani. Un treno sfreccia silenzioso sopra il traffico isterico e ormai incontrollabile. Sky train. Orgoglio sopraelevato della Bangkok moderna, cemento armato fino al quarto piano dei nostri tufacei ghetti periferici, fili di corrente e un treno che sfreccia a cinquanta, forse settanta chilometri orari.
Quattro tufacei piani sotto si vende pollo. Fritto, arrosto, in salamoia. In ogni salsa, purche' costi meno di cinquecentolire.
E solo, tra volti orientali, camminavo. Ambasciata Indonesiana da cui una moltitudine di ragazzi e ragazze velate si volgevano alla strada come vomitati da una scuola oltre confine. Scuola cattolica in cui qualche tailandese camminava silente. Per strada e nei grandi magazzini ragazzi in chimono arancio, rasati, coi sandali e armati di santa religione sceglievano gli oggetti delle compere.
Europeo.
Io, qui, non c'entro un cazzo. Penso. Poi, penso, ancora, io qui, forse, c'entro piu' di questi poveri diavoli che si vedono crescere una citta' intorno piu' di quanto una madre possa sopportare di veder crescere i propri figli.
Signori miei, penso ancora, mi spiace.
Ma io non sapevo.
Volevo solo, miseramente, comprare una collana che luccicasse un po' per la mia donna.
E ora luccica. E vendete, vendete pollo, che la collana luccichera' qualcosa in piu'.
Forse.
Domani saro' piu' fedele alla mia donna.
1 Commenti:
è bellissimo
Di Anonimo, Alle 28 luglio 2007 alle ore 17:57
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